Civile / Il credito d’imposta e le esenzioni nella procedura di mediazione civile: come funziona

L’istituto della media-conciliazione civile rappresenta una alternativa possibile al contenzioso giudiziale, grazie alla potenziale capacità di risolvere le controversie in modo celere e tendenzialmente più economico. Con la Riforma Cartabia sono stati introdotti ulteriori incentivi fiscali che consentono di amplificare i vantaggi di questa procedura.

Tra esenzioni e crediti d’imposta, chi sceglie la mediazione può contare su agevolazioni concrete, sia che si tratti di cittadini privati sia di imprese. Una delle novità più rilevanti riguarda l’esenzione dall’imposta di registro per gli accordi raggiunti in mediazione. Questo beneficio è particolarmente interessante perché copre valori fino a 100.000 euro, un tetto innalzato rispetto ai 50.000 euro previsti in precedenza. L’esenzione è valida per tutte le tipologie di mediazione, comprese quelle volontarie, oltre che per quelle obbligatorie o delegate dal giudice, ed è applicabile anche in casi complessi, come le divisioni ereditarie o i trasferimenti immobiliari.

Oltre all’imposta di registro, tutti gli atti e i documenti relativi alla mediazione sono esenti da imposta di bollo, tasse e qualsiasi altra spesa di natura fiscale. Questo significa che ogni passaggio della procedura, dalla fase preliminare fino alla conclusione, non comporta costi aggiuntivi legati a tributi o diritti amministrativi.

Un ulteriore vantaggio fiscale offerto dalla Riforma riguarda i crediti d’imposta, che permettono di recuperare una parte delle spese sostenute per la procedura. In generale, il credito d’imposta è destinato a tutti coloro che partecipano a una mediazione civile, sia cittadini privati che imprese, a condizione che le spese siano documentate. Non importa se la mediazione abbia avuto esito positivo o negativo: il beneficio è riconosciuto in ogni caso, anche se in misura ridotta nel caso di mancato accordo. Questo incentiva l’utilizzo della mediazione come strumento di risoluzione delle controversie.

Tra le spese che danno diritto al credito d’imposta rientrano principalmente tre voci.

La prima riguarda le indennità versate all’organismo di mediazione, ovverosia i costi per la gestione della procedura. In caso di accordo tra le parti, è possibile ottenere fino a 600 euro; se invece la mediazione non va a buon fine, l’importo massimo si riduce a 300 euro.

La seconda riguarda i compensi pagati agli avvocati. Se la mediazione è obbligatoria per legge o viene disposta dal giudice, anche questi costi possono essere recuperati, sempre nei limiti di 600 euro con accordo e 300 euro senza.

Infine, nel caso in cui la mediazione porti alla chiusura del procedimento giudiziario, è possibile recuperare anche il contributo unificato versato, fino a un massimo di 518 euro.

Nonostante queste agevolazioni, esistono anche dei limiti. Ogni singola procedura di mediazione consente di ottenere al massimo 600 euro di credito d’imposta. Inoltre, per le persone fisiche, l’importo massimo annuale è di 2.400 euro, mentre per le persone giuridiche il tetto arriva a 24.000 euro.

Richiedere il credito d’imposta è semplice, ma necessita di attenzione. La domanda deve essere presentata esclusivamente online, attraverso la piattaforma dedicata del Ministero della Giustizia, disponibile al sito https://lsg.giustizia.it. Per accedere al servizio è necessario disporre di un’identità digitale, come SPID, CIE o CNS. Una volta entrati nella piattaforma, bisogna compilare un modulo specifico con i propri dati, quelli dell’organismo di mediazione e i dettagli delle spese sostenute. Tra le informazioni richieste figurano, ad esempio, il numero di protocollo della pratica di mediazione, l’importo pagato e l’esito della procedura. Le domande possono essere presentate dal 1° gennaio al 31 marzo dell’anno successivo alla conclusione della mediazione. Entro il 30 aprile, il Ministero della Giustizia comunicherà l’importo del credito d’imposta riconosciuto. Una volta ottenuto il beneficio, il credito può essere utilizzato per compensare imposte tramite il modello F24. Questo va presentato esclusivamente attraverso i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate, pena il rifiuto della richiesta. Inoltre, è possibile riportare l’importo del credito nella dichiarazione dei redditi, utilizzandolo per ridurre l’IRPEF o altre imposte sui redditi.

La mediazione civile, quindi, è un’opzione che può rivelarsi vantaggiosa per risolvere conflitti in modo rapido e non troppo oneroso ma approfittare fino in fondo di questo beneficio richiede una conoscenza approfondita delle regole e delle tempistiche, da affidare alla supervisione dei professionisti e non gestibile in autonomia dal cittadino ignaro delle tecnicità necessarie.